DT 9.2 D1 – Le nuove dinamiche del turismo

Le nuove dinamiche del turismo

Premessa
Il turismo è un settore economico nel quale l’innovazione non è solo un valore aggiunto ma una precondizione, ancor più che in altri comparti produttivi, per numerose e distinte motivazioni.
Quella più significativa è senza dubbio la trasversalità del settore; nella filiera turistica, infatti, sono presenti imprese anche molto diverse tra loro.
Ma, non meno importante, è la trasversalità di prodotto: la necessità di interagire con le altre filiere produttive del territorio fa si che si creino di continuo nuovi servizi e proposte che vedono declinare turisticamente nuove attività, beni e servizi.
A questo, si aggiunge la natura del “turista” che sta subendo modificazioni radicali: attraverso analisi approfondite, si prende atto di una sorprendente velocità con cui cambia il modo in cui le persone preparano il loro viaggio, scelgono una destinazione, vivono la propria esperienza, raccontano le loro storie di viaggiatori.
Il nascere di nuove esigenze da parte dei turisti, in concomitanza dello sviluppo di strumenti tecnologici e canali innovativi, determina la capacità e predisposizione delle persone a sperimentare per il loro viaggio nuovi modelli di fruizione collocabili in area “web” (e-tourism).
Ecco allora che, per il comparto che stiamo analizzando, l’innovazione deve essere non solo un percorso ma una vera e propria strategia di lungo periodo tesa alla continua qualificazione delle imprese verso le esigenze sempre nuove dei turisti, attraverso l’attivazione di strumenti di conoscenza flessibili in grado di esaltare gli aspetti maggiormente qualificanti delle dinamiche di offerta.
Ed è in questa relazione bidirezionale che emerge il problema più pressante: se dal lato “domanda” i vantaggi dell’innovazione producono una serie di benefici senza che ci sia apparente difficoltà nella comprensione e nell’utilizzo degli strumenti e dei “luoghi” messi a disposizione, molta è ancora la fatica, invece, da parte del lato “offerta” nel leggere come tutto ciò si sia trasformato e si vada consolidando in novi comportamenti, sensibilità e istanze.
Di fronte ad una domanda di turismo che muta e una offerta che stenta a capire questo cambiamento, è ragionevole prevedere che la difficoltà di comprensione di queste dinamiche possa nel tempo condurre a rilevanti perdite di competitività, attrattività, occasioni di crescita e sviluppo per l’intero comparto.
L’evoluzione dei sistemi di comunicazione legati ad internet, ai social network e all’introduzione di nuovi strumenti come smartphone e tablet, hanno creato nuovi scenari che ci mettono davanti delle opportunità impensabili solo fino pochi anni fa (gli stessi a cui si fa riferimento nelle analisi dell’ISNART).
Gli “strati” della narrazione aumentano: naturalistici, antropici, storici, culturali, dove al centro c’è il turismo non come attività ma come esperienza; il nuovo planisfero è ormai una “world cloud” senza più confini fisico/politici.
E in questa era della “peer information”, il web si sta sviluppando con ritmi sostenuti e la sua attuale dimensione 2.0, consolidata rete di relazioni User Generated Content basata sulla condivisione, vede già l’ulteriore evoluzione in ciò che viene definito web semantico.
In conclusione, l’analisi riguardante il “turismo” in Italia evidenzia, di fatto, la mancanza di un vero e proprio “sistema turismo” a causa di una persistente assenza di progettualità e predisposizione all’innovazione.
Sarebbe quindi auspicabile, al fine di ingegnerizzare nuovi o più stabili modelli di business, creare una rete territoriale con tutti gli attori, interconnessi, con i quali porre sul mercato un’offerta ampia e variegata di beni/prodotti/servizi.
Stiamo proponendo un passaggio dal concetto di distretto industriale a quello di distretto culturale (e turistico) avanzato.

1 – Verso il distretto culturale avanzato
In via del tutto definitoria, con la nozione di “distretto” ci si riferisce ad un modello produttivo organizzato come un sistema di operatori appartenenti ad una filiera all’interno di un’area circoscritta.
Caratteristica principale è l’elevata interdipendenza degli operatori connessi tra loro per agevolare il fluire di informazioni, idee, e la rapida diffusione di innovazioni tecniche e organizzative.
Tale modello è stato, nel tempo, esteso anche all’ambito della cultura.
Anche se quello culturale, però, non è definibile in modo assoluto come forma specifica di distretto, ne ha ereditato comunque tratti fondamentali e requisiti specifici quali: il legame tra il prodotto e il territorio, la qualità dei beni/servizi prodotti, lo scambio di informazioni, saperi e competenze.
Dunque, sebbene il dibattito sulla natura e le caratteristiche dei distretti culturali sia ancora in corso, e a livelli di maturità diversificati, possiamo comunque concentrarci sulla sua natura di “insieme organizzato” di istituzioni, reti associative e imprese che producono una offerta integrata di beni/servizi di qualità all’interno di un’area prestazionale circoscritta (si parla di distretti culturali, museali, turistici, urbani, …).
Ma, soprattutto, la costituzione di un distretto implica la presenza di un “sistema culturale” locale a partire dal quale sia possibile avviare processi di valorizzazione e produzione al fine di promuovere sia lo sviluppo economico sia la riqualificazione e il miglioramento della vivibilità complessiva di un territorio.
Tali prerogative sono senz’altro valide, ma vanno “aumentate” con un concetto di sviluppo incentrato sulla innovazione integrata nel tessuto socio-economico e non, semplicemente, adattata.
Occorre in altre parole capire che, oggi, un significativo vantaggio economico si ottiene solo se risorse ed azioni sono immerse in un contesto, facendo in modo che l’orientamento al pensiero e all’innovazione diventi un orientamento comune, condiviso dall’intera società capace di interpretarne gli stimoli e tradurli in nuovi stili di vita e comportamenti collettivi.
E, invece, bisogna registrare che in Italia, in questi ultimi anni, anche se l’interesse per la cultura sia aumentato è rimasto comunque confinato all’interno di una concezione unilaterale: quella di turismo culturale inteso come attività di intrattenimento e del “tempo libero”, comportando la visione del territorio come un insieme di luoghi/galassia in grado di vendere bellezze storiche e prodotti tipici.
Risultato, è un modello di “città d’arte del turismo culturale” assimilabile ad una sorta di parco tematico in cui tutto è musealizzato, offerto ma, seppur in modalità tourist friendly, con uno schema fondamentalmente statico.
Per esempio, i residenti o coloro che quotidianamente vivono in un luogo sono esclusi da questa tipologia di offerta turistica, diventando protagonisti solo nel momento in cui, se interessati alla dimensione dell’esperienza culturale, diventano a loro volta “turisti”.
Da analisi statistiche condotte sul fenomeno, ciò che purtroppo emerge sono effetti negativi che tale impostazione produce sulle nostre città: crescente disaffezione ed esasperazione dei turisti, degrado dei tessuti urbani storici, qualità dei servizi in costante declino, nonché una crescente minaccia alla sostenibilità del patrimonio culturale e ambientale.
A questa forma di sviluppo culturale, basato sulla conservazione e sulla rendita più o meno intelligente dell’esistente, bisogna inevitabilmente sostituire un modello fortemente innovativo e, in questo contesto, un ruolo fondamentale lo rivestono la ricerca e l’innovazione tecnologica, soprattutto quella afferente l’ambito informatico/informativo, decisiva nel passaggio dal paradigma di consumer a quello di prosumer.
Con questo termine, in generale, ci si riferisce ad un utente che ha ormai assunto un ruolo attivo nel classico processo di creazione, produzione, distribuzione e consumo, diventando consapevole, attento alla qualità e capace di operare scelte informate e responsabili.

1.1 – Economia della conoscenza
Oggi, a differenza di quanto avveniva in una fase di maturità dell’economia industriale, i prodotti non sono più, semplicemente, insiemi di caratteristiche merceologiche in grado di rispondere a bisogni più o meno predeterminati, ma archetipi espressivi nei quali la persona si riconosce e attraverso i quali costruisce i propri modelli individuali e collettivi di identità.
Ed è su questa base che si fonda il modello che potremmo definire di “distretto culturale evoluto”; un modello in cui la dimensione interconnettiva del sistema è ancora più forte e decisiva, richiedendo una integrazione complessa tra attori differenti e diversificati quali: pubblica amministrazione, imprenditorialità, sistema formativo ed universitario, operatori economici, operatori culturali ma, soprattutto, società civile.
La portata innovativa della società della conoscenza è proprio questa nuova integrazione orizzontale tra più filiere, diverse e diversificate, ma caratterizzate da complementarietà nelle loro strategie di produzione e diffusione della conoscenza.
E, importante, tale modello non ha nulla di astratto: negli ultimi anni sono molti i casi, nel mondo, che hanno visto il proliferare di esperienze che rispecchiano tale logica dimostrandone la straordinaria ricchezza di configurazioni possibili.
Anzi, si tratta di esperienze concrete che hanno concepito nuovi meccanismi di crescita endogena basati sulla innovazione culturale da un lato e capacità di innovazione scientifico tecnologica dall’altro, creando nuove risorse per la produzione culturale stessa ma, soprattutto, aumentando notevolmente la qualità della vita e l’attrattività del sistema locale; il tutto, all’insegna della governance.
Se con il termine government si intende il ruolo assolutamente centrale delle istituzioni nella predisposizione di politiche e/o realizzazione di programmi politici posti in essere ai fini dello sviluppo economico e sociale, con il termine “governance” si intendono invece modelli di predisposizione ed attuazione di politiche pubbliche che prevedono una importante collaborazione fra più soggetti (pubblici e privati).
“Nel sistema di government, l’ordinamento della società ha un carattere di razionalità sovraordinata di tipo personale, nel sistema di governance le istituzioni politiche e burocratiche non sono più identificabili come i centri univoci del potere, ma diventano i soggetti responsabili dell’attivazione di forme di progettazione e azione sociale che si moltiplicano e si differenziano, sviluppando benessere mediante la promozione del dialogo e della comunicazione in una prospettiva di bene comune socialmente legittima” (AA. VV. 2005. Comunità locali e processi di governance. Attori collettivi ed istituzioni nella costruzione del welfare territoriale. Roma: Isfol).
Dunque, il successo di questo modello risiede proprio nella creazione di uno spazio smart in cui le persone sono messe nella condizione di accedere a – e di utilizzare efficacemente – informazioni e competenze (anche complesse) e di relazionarsi in modo costruttivo e cooperativo.
In un’economia fondata sulla conoscenza la dimensione dello spazio mentale delle persone è dunque la vera e decisiva infrastruttura della nuova economia, che ci porta a misurare il potenziale di sviluppo sulla percentuale di lettori, di visitatori, del livello di alfabetizzazione tecnologica, dell’estensione e della qualità del networking; sulla ricerca di nuove forme di esperienza motivanti e appaganti.
Da questo scenario derivano come diretta conseguenza le relazioni tra tecnologia, applicazioni per devices, Open Data e Smart City, testimoniando l’impossibilità di affrontare il tema della innovazione a compartimenti stagni.
Le molteplici modalità di comunicazione, l’innesto sempre più pervasivo di moderne tecnologie nell’agire quotidiano, la presenza di dinamiche User Generated Content basate sulla condivisione partecipata impongono al territorio la capacità di trasformarsi da agglomerato di cose e persone in una smart community efficiente e socialmente innovativa, attraverso investimenti in tecnologie che sappiano incidere in modo significativo sulla qualità della vita dei cittadini.
Smart city è ormai una parola d’ordine, sempre più diffusa, con la quale si indica la possibilità di realizzare una migliore qualità della vita negli spazi urbani.
I parametri che la caratterizzano sono: sviluppo sostenibile, coesione sociale, diffusione e disponibilità della conoscenza, creatività, mobilità, qualità dell’ambiente naturale e culturale.

2 – La gestione della “esperienza turistica”
Il concetto chiave è quello della creazione di una nuova generazione di servizi inerenti il settore turismo ma utilizzabili da chiunque, in ogni occasione, in grado di consentire una nuova modalità di gestione del turismo e della promozione territoriale definibile “buzz marketing”.
Alla base della logica buzz c’è l’idea che un utente non è più un consumatore passivo di contenuti prestabiliti ma diventa lui stesso produttore, in grado di arricchire autonomamente la propria esperienza turistica: Prosumer.
L’utilizzatore diventa il nodo centrale rispetto al “flusso” in entrata (richiesta) e in uscita (arricchimento in base alle sue preferenze) delle informazioni e, più è interattivo, maggiormente l’offerta di servizi diventa più mirata, personalizzata e quindi capace di migliorare l’offerta/esperienza turistica.
Alla base di questo rapporto tra inflow e outflow informativo ci sono tre principi progettuali:
1. creazione di una rete sociale (territoriale) mediante un sistema (piattaforma) in grado di coinvolgere gli utenti fornendo loro la possibilità di interagire e scambiare informazioni (dati multimediali) in modalità “snapshot” e poter sfruttare i vari servizi offerti
2. i servizi devono quindi essere forniti via web ed accessibili tramite devices mobili (attraverso Apps che sfruttano il concetto di mobilità: geolocalizzazione, orientamento, realtà aumentata, location finder, …)
3. i servizi devono essere arricchiti mediante una serie di informazioni integrate: sulla cultura locale, di pubblica utilità, logistiche, eno-gastronomiche e tutte quelle che possano ricreare un contesto consapevole dando modo di potersi muovere non solo con più agilità (dimensione orizzontale) ma anche in modo più approfondito in base a quelle che sono le esigenze individuali (dimensione verticale).
In questo modo si realizza una innovativa commistione tra due approcci strategici, quello user centered design e quello user generated content, in grado di consentire una interazione tra fornitori di servizi ed utilizzatori finali che dal punto di vista funzionale comporta:
1. l’utente è impegnato in modo non intrusivo ma partecipativo, stimolando quella voglia di interazione assente invece nelle forme classiche di offerta turistica
2. l’ambiente in cui ci si trova diventa “confortevole” e meno “commerciale”, potendo le persone parlare, incontrarsi, leggere, imparare, chiedere e scambiare informazioni, condividere esperienze
3. l’ambiente in cui ci si trova diventa “amico” grazie all’offerta di servizi integrati, proposti anche in base alle attitudini, agli interessi e alle necessità del singolo utente, facendolo sentire così al “centro” di una esperienza e non il “consumatore” di una occasione
Ma, questo livello di hyper interactivity è possibile solo realizzando una integrazione tra basi di conoscenza differenti, relative alle tipologie di servizi, e quindi solo attraverso il collegamento di fonti eterogenee di dati grazie alle tecnologie semantiche riguardanti linked open data, interoperabilità e gestione della conoscenza.
Da un punto di vista tecnico, quindi, caratteristiche fondamentali diventano:
Scalabilità: capacità di gestire volumi di dati molto differenti, dipendentemente dal contesto
Modularità: creare architetture in grado di poter essere facilmente incrementate mediante l’aggiunta di nuovi moduli
Apertura: sviluppare applicazioni semantiche in grado di gestire Dati Open e Linked
Ergonomia: le applicazioni sviluppate, concepite per mobile devices, devono avere interfacce d’uso user friendly per agevolare l’esperienza d’uso e, quindi, migliorare la customer experience e l’interazione uomo/macchina
Adattabilità: possibilità di accedere ai contenuti in modo personalizzato, mediante la selezione/deselezione di sezioni, dando all’utilizzatore la scelta di poter filtrare le informazioni unicamente in base ai propri interessi
Condivisione: possibilità di upload, in tempo reale, dei propri dati (indipendentemente dal formato) in una rete di social networking per scambiare informazioni utili sul luogo o tipo di esperienza che si stanno sperimentando
Quanto detto introduce il concetto di Context Aware.

3 – Context Aware: Information Technology in the Tourism Industry
In via del tutto definitoria, ci troviamo nel contesto generale della connettività o capacità che sistemi diversi hanno di collegarsi e comunicare tra loro informazioni.
In quest’ambito si distinguono la connettività fisica (l’infrastruttura che permette il collegamento) e la connettività logica (applicazioni che permettono lo scambio di informazioni attraverso il collegamento).
Dunque, con “contestualizzazione” si intende tutto ciò che concorre ad ottimizzare la connessione basandosi sulla conoscenza sia delle caratteristiche specifiche del luogo in cui ci si trova in quel momento (se è all’aperto o al chiuso, orario, situazione meteorologica, …), sia delle caratteristiche specifiche dell’utente (per esempio: età, sesso, ricerche comunemente effettuate, tipo di device usato per ottimizzarne l’esperienza d’uso, se è un turista o un residente, …).

3.1 – Dispositivi mobili e la possibilità di accedere alle informazioni in modalità Up To Date
Uno dei settori che più di altri ha beneficiato dell’uso di internet è senza ombra di dubbio quello del “turismo”.
Questo, perché lo sviluppo tecnologico ha consentito una penetrazione di dispositivi mobili parallelamente ad una diminuzione costante dei costi per la connessione, creando un mercato on line i cui confini si vanno espandendo sempre più.
Inoltre, uno dei punti di forza di questa nuova realtà è che i vantaggi risultano significativi sia per chi “offre” servizi, sia per chi li “consuma”.
Ma una problematica è presente, particolarmente rilevante, ed è il “core” su cui si basa il principio del Context Aware: i turisti (ma il discorso è estendibile ad ogni tipologia di fruizione di informazioni), preparando il loro viaggio, soffrono di un eccesso di informazioni.
La quantità di informazioni a nostra disposizione, in ogni ambito, cresce vertiginosamente al punto che la situazione è stata concettualizzata con il termine Information Overload.
I rischi di questo sovraccarico informativo sono rappresentati dal fatto che se abbiamo un obiettivo da raggiungere, o un argomento da approfondire, l’essere sopraffatti da troppe informazioni che lo riguardano può sortire l’effetto contrario a quello desiderato: dopo la ricerca siamo ancora più confusi, disorientati, rivelandosi il risultato inefficace.
Anche se approcci per sostenere le persone nel processo decisionale (per esempio i turisti) sono stati già concepiti, fornire le informazioni necessarie per ogni tipo di persona (turista) è ancora un compito impegnativo.

3.2 – Risolvere l’Information Overload
Il turista, durante il viaggio, si trova a muoversi in un ambiente sconosciuto e, quindi, ha una serie di “bisogni” a cui si deve far fronte cercando di fornirgli informazioni utili e non dispersive relativamente agli “oggetti di interesse” (per esempio, musei, attrazioni, ristoranti, informazioni di pubblica utilità, mezzi di spostamento, …).
In questo contesto, le informazioni accessibili tramite devices mobili offrono l’opportunità di rispondere alle necessità senza nessun vincolo temporale (sono immediate) e spaziale (sono inerenti al luogo in cui una persona si trova in quel momento).
Tuttavia, uno dei possibili rischi, come sottolineato, è l’information overload che costringe la persona ad un intenso “lavoro cognitivo” che potrebbe risultare disturbante.
Al fine di prevenire il sovraccarico informativo si dovrebbe verificare la possibilità di ottenere in risposta solo informazioni rilevanti determinate dalla specifica situazione in cui si trova una persona in un preciso momento e in un contesto definito.
Questa svolta porterebbe sicuramente ad un aumento della soddisfazione dell’esperienza di viaggio.
Dunque: dato che la mobilità è un tratto distintivo della contemporaneità (indipendentemente dal turismo), e che ormai i dispositivi mobili sono diventati estensioni della nostra fisicità, come offrire solo informazioni utili per agevolare il movimento?
Questo obiettivo può essere raggiunto solo adattando la risposta non solo alla domanda ma anche al contesto in cui viene espressa.
In altri termini, si tratta di “sostenere” la mobilità delle persone in un contesto specifico, aiutandoli ad identificare solo quegli “oggetti” (per esempio afferenti al turismo, ma potrebbero essere anche quelli relativi ad una situazione di lavoro, emergenza, …) che risultano rilevanti non in senso assoluto, bensì unicamente in base agli interessi personali.
Questo processo potrebbe esser suddiviso in due fasi:
a) In primo luogo, una informazione contestualizzata procede alla eliminazione degli “oggetti” che non si adattano alla situazione attuale di una persona (per esempio, potrebbero essere luoghi lontani, difficilmente raggiungibili dalla posizione attuale della persona, chiusi in quello specifico momento, …)
b) In secondo luogo, poter presentare una risposta in cui gli “oggetti” non siano indifferentemente proposti ma selezionati, sulla base delle preferenze personali, e quindi esposti in ordine decrescente in base, per esempio, alla facilità di fruizione

4 – Il “contesto” come elemento strategico

Il contesto è ormai una variabile strategica per ciò che potremmo definire: la mobilità umana.
L’obiettivo è quello di determinare in modo sempre più preciso le informazioni che descrivono formalmente “l’area” in cui si trova un individuo in un dato momento.
Per questo, già oggi ma sempre di più in futuro, il contesto deve essere considerato come una “entità fondamentale” per gestire e supportare il “movimento”.

4.1 – Consapevolezza del contesto (context awareness)
Sistemi mobili definibili “context aware” hanno già una lunga tradizione nel settore del turismo, rappresentando un dominio di applicazione estremamente adatto.
In effetti, studi di settore registrano che molti turisti già fanno largo uso di applicazioni basate su una offerta di servizi contestuale.
Tuttavia, la maggior parte delle Apps mobili risultano essere ancora ad un livello prototipale, non sfruttando appieno la contestualizzazione poiché non riescono ad adattare le informazioni alla situazione ed alle esigenze individuali (sono pochissimi gli esempi esistenti che forniscono informazioni più personalizzate, tenendo conto delle varie informazioni di contesto).
Lo studio del contesto svolge, quindi, un ruolo fondamentale poiché si tratta di un facilitatore rispetto alle dinamiche comunicative, in un’ottica che potremmo definire di content negotiation tra le informazioni disponibili e quelle che un individuo richiede in un dato momento di tempo in base alla situazione in cui si trova; il contesto diventa così il legame tra necessità di informazioni e le informazioni stesse.

4.2 – Apps context aware
L’obiettivo principale di queste applicazioni è quello di migliorare l’interazione uomo/computer (ergonomia) fornendo informazioni fortemente contestualizzate.
Sebbene il contesto sia stato inizialmente considerato di “sfondo”, e quindi una variabile secondaria, oggi esso è oggetto di approfonditi studi che ne cambiano profondamente la natura venendo considerato ormai, invece, un elemento strategico.
Anche riguardo alle ontologie, che in ambito informatico sono una rappresentazione formale, condivisa ed esplicita di una concettualizzazione di un dominio di interesse, se ne iniziano a sviluppare diverse (per esempio, quelle relative alla gestione della conoscenza, alla integrazione delle informazioni, …) ma ancora i benefici ricavabili non sono stati completamente scoperti e la loro applicabilità, soprattutto in ambiti context aware, di fatto non ha una sperimentazione sistematica vera e propria.
Solo ultimamente si è iniziato ad ingegnerizzare modelli standard di gestione contestuale, facendo ricorso soprattutto alle nuove tecnologie afferenti il web semantico in grado di integrare, di rendere interoperabili e riutilizzabili i dati contenuti in fonti di informazione distribuite ed eterogenee, facilitando l’uso delle capacità di ragionamento delle macchine (machine readable).

4.3 – User profiling
Alla base di una ontologia di supporto al movimento, in ambito context aware, c’è la necessità di costruire/disporre di profili individuali per fornire servizi ed informazioni personalizzate.
Per raggiungere questo obiettivo, prima di tutto si deve poter disporre di modelli generali attraverso cui delineare esigenze e necessità in macro categorie rappresentative dell’universo: “individuo in movimento”.
Relativamente a ciò, è stato concettualizzata un modello generale che, in prima battuta, classifica le esigenze secondo tre modelli principali: funzionali, ricreative, estetiche.
Successivamente, le esigenze, i desideri, le aspettative di individui in movimento possono essere ulteriormente classificate in sottomodelli più specifici.
Per raggiungere questo obiettivo, le modalità sono fondamentalmente due:
1. Far compilare alle persone dei format utili per delinearne un profilo preciso
2. Tenere traccia storica delle abitudini di ricerca, delle motivazioni più frequenti, degli oggetti più richiesti in modo tale da poter proporre, ad una successiva domanda, una risposta più adeguata restituita sulla base delle precedenti interrogazioni

4.4 – Interazione tra “profilo umano” e “modello degli oggetti”
Le tecnologie informatico/informative si costituiscono come interfaccia tra il modello del “profilo umano” e il “modello degli oggetti”, sulla base di elenchi ordinati di “tipologie di individuo” e “tipologie di oggetti”, mettendoli a sistema in una struttura unificante che li assimili.
Questa relazione rappresenta un campo di ricerca in forte espansione, testimoniata dal coinvolgimento trasversale di molteplici discipline: informatica, ergonomia, psicologia cognitiva.
Volendo individuare un minimo comune multiplo possiamo trovarlo nel concetto di “spazio semantico” quale nuovo modo di considerare il “contesto”, soprattutto in relazione alla “mobilità umana”.
L’interoperabilità non avviene, quindi, facendo ricorso a infrastrutture sensoriali esterne ma si realizza attraverso una rete di dati integrati tra loro che creano un perimetro informativo entro cui individui “modellizzati” si possano muovere, coadiuvati da interfacce comunicative rappresentate dai devices mobili, arricchendo ed aumentando la loro esperienza.
Per realizzare ciò si deve far ricorso a reti di ontologie in grado di linkare e rendere condivise e riutilizzabili le conoscenze.
Chiaramente, pensare di poter replicare fedelmente la totalità dei comportamenti umani e stabilizzarli in modelli rigidi è operazione impossibile; ma capire quali siano gli interessi degli utenti è comunque un prerequisito fondamentale per sviluppare servizi tesi alla erogazioni di informazioni personalizzate.
In definitiva, la priorità è rappresentata dallo sviluppo di applicazioni context aware sempre più in grado di connettersi ad un universo di dati interoperabili, operazione questa tecnicamente agevole ed in costante miglioramento parallelamente al diffondersi di dataset di dati open e interconnessi (Linked Open Data).
Contestualmente, lo sviluppo di modelli di user sempre più dettagliati e differenziati sarà di notevole aiuto al processo, ma non necessariamente variabile determinante del successo.
Piuttosto si considera preferibile il concentrarsi e dedicarsi alla costruzione di dataset semantici, poiché un loro aumento esponenziale contribuirebbe all’infittirsi della rete dati rendendola, in questo modo, sempre più informativa.
Una volta che lo spazio in cui ci muoviamo diventerà altamente e densamente informativo, lo sviluppo di applicazioni “individuali”, in grado cioè di connettere una singola persona (e quindi massimamente personalizzate), sarà operazione tecnicamente agevole, con le tecnologie già a disposizione.

5 – Prospettive per il futuro

Da quanto detto in precedenza si può ragionevolmente sostenere che sarà sempre più necessario puntare allo sviluppo di soluzioni innovative a sostegno dei cittadini, favorendo l’accesso alle informazioni e al patrimonio culturale attraverso le tecnologie informatico/informative; questo, per offrire servizi avanzati, altamente personalizzati, in grado di consentire una fruizione più coinvolgente, stimolante ed attraente rispetto alle forme

attuali.

5.1 – Parola d’ordine: integrazione
Questi nuovi servizi dovranno sfruttare al meglio la rete di dati distribuiti, informazioni e contenuti utilizzando come piattaforma base il web, consentendo una integrazione delle informazioni, dei media e dei canali comunicativi, nonché l’interoperabilità con altri servizi sviluppati ed offerti in ambiti differenziati.
Questa soluzione, sofisticata e coinvolgente, è costituita da due elementi:
1. l’utente, a cui fornire soluzioni tecnologiche per fruire le informazioni ed accedere a contenuti culturali in modo altamente personalizzato
2. una proposta integrata dei contenuti, nonché i mezzi tecnici per poterli fruire, gestire, integrare, arricchire

5.2 – Aspetti chiave
In questo contesto, gli aspetti significativi che devono essere presi in considerazione sono:
Mobile Web: o accesso al WWW in mobilità; i dispositivi portatili, smartphone e tablet, hanno l’enorme vantaggio strategico di permettere l’accesso alle informazioni in tempo reale e relative al contesto preciso in cui ci si trova (qui ed ora). Dunque, la dimensione “mobile” è essenziale per un godimento più immediato, coinvolgente e contestuale dell’informazione, consentendo inoltre collegamenti utili con servizi diversi ma legati “semanticamente” dal contesto (per esempio, sport, turismo, attività culturali, trasporti, ristorazione, pubblica utilità, …). Tuttavia, l’accesso in mobilità implica sfide che devono essere adeguatamente affrontate quali, per esempio:
– capacità di adattare interfacce grafiche a schermi di dimensioni molto diverse (questa problematica, particolarmente significativa, è causata dell’enorme proliferare di devices che moltiplicano le gamme di modello a ritmi vertiginosi, competitivamente differenziati e venduti a prezzi sempre più accessibili)
– considerare le differenti capacità di calcolo dei dispositivi (notevolmente difforme tra smartphone e tablet)
– saper gestire i consumi energetici di un device (è impensabile sviluppare una applicazione, per esempio, il cui uso farebbe durare la carica di un dispositivo pochi minuti, rendendolo poi inutilizzabile)
– capacità di far fronte ai vincoli infrastrutturali (per esempio, connessioni a banda irregolare o intermittente)
Realtà Aumentata: le tecnologie afferenti la realtà virtuale permettono oggi rendering della realtà sempre più realistici ed efficaci; queste, unitamente all’uso di tecnologie per “aumentare” la realtà, attraverso cui un utente può vedere il contenuto (informazioni testuali e multimediali), determinano un enorme potenziale per lo sviluppo di servizi altamente innovativi e coinvolgenti
Social Networking: gli ultimi anni sono stati contrassegnati dal fenomeno del social networking che ha introdotto una tipologia di utente del tutto nuova: il prosumer. Gli utenti del Web 2.0 sono proattivi, impegnati non solo nel consumo/fruizione ma anche e soprattutto produzione di informazione o suo “arricchimento” attraverso commenti, punti di vista personali, ricordi, esperienze; tutto condiviso da comunità più o meno allargate in cui la “libera circolazione” è una caratteristica “genetica”. Il coinvolgimento emotivo del prosumer sarà sempre più complesso, stratificato e, sicuramente, difficilmente raggiungibile attraverso forme di accesso ai contenuti rigide e standardizzate.
In sintesi, alla base di questa Architettura informatico/informativa integrata ci sono i dati strutturati ed interconnessi secondo il paradigma Linked Open Data: il contenuto sempre accessibile e disponibile, i database, le risorse saranno sempre più le parti costitutive di un mondo informativo in cui gli individui si muoveranno e a cui si interfacceranno per essere assistiti e guidati.
Gli elementi strutturali sono gli individui stessi, i devices utilizzati per l’interfacciamento, e le basi di conoscenza a cui attingere informazioni.
Ecco perchè, in ottica di sviluppo, estremamente interessanti diventano le tecnologie semantiche per creare e gestire le fonti, nonché le applicazioni per rendere possibile la connessione tra le fonti stesse e gli individui.

5.3 – Concetti chiave
 Puntare sulle innovative tecnologie informatico/informative (ICT)
 Sviluppare prodotti/servizi in grado di gestire/offrire la “domanda informativa”
 Tecnologie e Apps concepite in una ottica riassumibile con la “tripla”: mobilità-realtà aumentata-social networking (Web 2.0)
 Tecnologie e Apps sviluppate sulla base della “conoscenza del contesto”
 Editoria elettronica, gestione delle informazioni derivanti da dati aperti, architetture dell’informazione integrative
 Essere “User centric”: le soluzioni devono essere calibrate perfettamente sull’utente ed essere sviluppate a partire dal “loro punto di vista”; per questo si impone l’esigenza di saper sviluppare interfacce avanzate, personalizzate/personalizzabili e facili da usare, consentendo un elevato livello di esperienza per l’utente
 Le soluzioni che si intende sviluppare dovranno essere sempre più cross over per riuscire ad affrontare molteplici e differenziati scenari di utilizzo
 Saper gestire la “integrazione”: l’integrazione di diverse fonti di dati eterogenei (LOD) è un aspetto fondamentale per consentire una comunicazione sempre più significativa, arricchita e coinvolgente (soprattutto in chiave di sovrapposizione di differenziati ma scenari blended di utilizzo; per esempio:
– Un turista che, arrivato in un determinato luogo, voglia apprendere informazioni circa il patrimonio culturale;
 Puntare alla “accessibilità”: sarà necessario sviluppare servizi in grado di garantire una accessibilità sempre migliore ad informazioni e contenuti, in ogni situazione possibile: on line, off line e, soprattutto, on the go
 I prodotti/servizi innovativamente intesi, in chiave competitiva, dovranno possedere caratteristiche:
Scalabilità, essendo strategica la possibilità di gestire volumi di accessi e volumi di dati estremamente differenziati e facilmente mutabili
– Modularità, a livello di architettura, in modo che siano sempre possibili non solo aggiornamenti ma anche evoluzioni e aggiunte modulari; “innovazione incrementale e continua”
Apertura, perché la tendenza ormai in atto è quella del Web semantico e delle tecnologie e standard ad esso afferenti
Tagging, (per esempio: il riconoscimento di immagini, i codici QR, NFC, R-FID); gli strumenti innovativi forniti da queste soluzioni tecnologiche possono raggiungere e dialogare con gli utenti in modo altamente personalizzato)

6 – Lo spazio “intelligente”: per una sua gestione

Considerazioni preliminari
Da quanto detto in precedenza emerge il tentativo, ormai irreversibile, di strutturare lo spazio circostante in modo tale che risulti sempre più intelligente.
La visione di fondo allo Smart Space parte dalla constatazione che i progressi tecnologici stanno realizzando un mondo fisico sempre più aumentato con dispositivi in grado di consentire un elevato livello di comunicazione tra loro.
Quel che oggi avviene, a livello di smartphone e devices personali, tenderà ad una miniaturizzazione in dispositivi sempre più piccoli, incorporabili in oggetti di uso quotidiano e nell’ambiente.
Questo consentirà opportunità senza precedenti in termini di rilevamento ambientale e livello di dettaglio finora impossibili attraverso la disponibilità, in tempo reale, di enormi quantità di dati contestuali che riusciranno a mappare la realtà in scala 1:1.
Dunque, sebbene necessaria la “frenesia” riscontrata nel voler sviluppare e creare soluzioni tese ad implementare lo spazio intelligente, quel che appare strategico è, invece, indirizzare ragionamenti e sforzi rivolti anche alla gestione di questo spazio intelligente.
Seguendo questa prospettiva, gli obiettivi diventano due:
1. Da un lato, è importante raccogliere la sfida lanciata dalle nuove tecnologie informatico/informative
2. D’altra parte, bisogna stare attenti affinché gli sforzi compiuti non restino isolati, evitando la progettazione dell’ennesima “cattedrale nel deserto”.

7 – Conoscenza collettiva e Web: le Online Knowledge communities

La crescente diffusione delle applicazioni legate al mondo del Web 2.0 ha innescato processi di cambiamento che stanno avendo un impatto significativo sulla vita quotidiana.
Durante l’ultimo quinquennio, per la prima volta, strumenti quali social network e blog sono diventati la destinazione più popolare sul Web.
Questo fenomeno ha introdotto nuovi modelli di comunicazione e modalità di interazione che si differenziano drasticamente dalla tradizionale comunicazione face to face, al punto che la comprensione degli effetti del Web sull’identità sociale e sui processi ha contribuito alla nascita della cyberpsicology, disciplina emergente che analizza i processi di cambiamento comportamentali attivati dai nuovi media.
Questo perché il Web offre nuove opportunità personali, relazionali e professionali, diventando il punto di riferimento attraverso l’offerta di spazi virtuali dove chiunque può porre quesiti a cui chiunque può rispondere.

8 – Le nuove dinamiche del cambiamento: Sociomatica e Persocial

8.1 – Definizione dei concetti
Per accedere ad una informazione, gli utenti del Web normalmente utilizzano motori di ricerca per selezionare pagine che rispondano alle proprie esigenze, navigando attraverso un numero indefinito di risorse e collegamenti tra cui selezionare i contenuti rilevanti.
Questa tipologia di navigazione, per selezionare informazioni, viene definita asincrona, a indicare il fatto che si può cercare e selezionare un’informazione solo dopo che quest’ultima sia stata prodotta e pubblicata.

I limiti insiti sono fondamentalmente due:
1. per cercare e selezionare determinate informazioni si deve inevitabilmente conoscere il vocabolario che descriva nel modo più appropriato la formulazione della domanda, la situazione o il problema;
2. normalmente i risultati della ricerca non sono specificamente adattati alla domanda del richiedente, racchiudendo invece informazioni non filtrate e, spesso, forniscono risposte che contengono solo vaghi riferimenti alla domanda che ha originato la ricerca
Dunque, il cambiamento dello scenario evidenzia la nascita di spazi collettivi che permettono agli utenti di scambiarsi direttamente domande e risposte, in modo sincronico: l’informazione non viene solo cercata ma anche costruita.
Con il tempo, questi luoghi si sono formalizzati in veri e propri mercati di conoscenza; database particolarmente dotati nel rispondere alle ricerche di qualsiasi cosa qualcuno voglia conoscere, sovvertendo lo storico assunto secondo il quale la condivisione della conoscenza rappresenta un processo lungo e difficoltoso.
Ma questa contemporanea dimensione sociomatica (il neologismo “sociomatica” è mio: la dimensione sociomatica rappresenta la fusione tra quella “sociale” e quella “informatica”), sorprendentemente attiva ed entro la quale vengono scambiate una grande quantità di conoscenze e opinioni con un elevato grado di differenziazione, presenta anch’essa un limite: la possibilità concreta di generare saperi che, per quanto condivisi, risultano comunque superficiali o approssimativi.
La sociomatica si costituisce come cornice ad un’altra acquisizione dei giorni nostri: la crescente attenzione per la persona ed il suo ambiente, rispetto al pervasivo fenomeno della social medialità, in cui i concetti di “sociale” e “personale” si fluidificano e mescolano dando vita al nuovo stato persocial.
Il Web persocial è definibile quindi come una nuova generazione di prodotti/servizi digitali, dove le dimensioni personali e sociali si fondono insieme per mettere ogni persona al centro della scena.
Le conseguenze di questa tendenza non sono ancora del tutto chiare pur essendo già in atto, al punto che stanno nascendo sempre nuovi modelli di business.
A questo ri-focus dell’individuo stanno contribuendo le tecnologie dell’informazione, caratterizzate da spinte ed accelerazioni dall’importanza sempre crescente, ed il cambio di paradigma rispetto ad Internet: prima Internet è entrato nelle nostre vite, ora sono le nostre vite ad entrare in Internet.
Un indicatore in grado di quantificare questo processo è l’irreversibile passaggio dai computer “personal” ai devices mobili, sistemi adattivi ed estremamente personalizzabili.

8.2 – Analisi della letteratura
Il ruolo del Web 2.0 come strumento di condivisione della conoscenza ha generato un interesse sempre crescente, determinato dall’importanza che la rete ormai svolge nella divulgazione delle informazioni.
Questo filone di ricerca comprende sia lo studio degli archivi costituiti collettivamente (per esempio, Wikipedia), sia quello degli spazi virtuali deputati alla condivisione delle conoscenze grazie all’interazione tra gli utenti.
Alcuni studi si sono soffermati sugli schemi di comportamento generali, riguardanti il numero di utenti, la lunghezza e l’accuratezza degli interventi, l’importanza degli argomenti trattati; altri, invece, hanno utilizzato gli strumenti della Social Network Analysis (SNA) per studiare le proprietà delle dinamiche interattive (fortemente influenzate dagli interessi personali); altri lavori, infine, incentrati sull’osservazione dei singoli utenti, hanno analizzato l’importanza dei diversi ruoli assunti dagli utenti e il modo in cui questi influenzano la crescita e la continuità delle comunità a cui partecipano.
Tra i risultati, tutti di notevole importanza, uno su tutti balza all’attenzione soprattutto per quel che riguarda lo sviluppo di innovativi modelli di business: il fenomeno del lurking.

8.3 – Fenomeno del lurking
Il lurker è una persona che frequenta una comunità virtuale (indipendentemente dal tipo) e ne legge con grande attenzione i contenuti ma senza parteciparvi attivamente; non ne scrive o non ne invia di propri.
In questo modo, non esplicitando la propria presenza, rende gli altri utenti inconsapevoli della sua esistenza.
Il concetto è stato declinato nella forma verbale lurkare, traducibile con “osservare dietro le quinte”.
Come leggere questo dato: si parla sempre dei social network più grandi quali Facebook, Twitter, Linkedin, Google+, Pinterest e dei loro rispettivi numeri; tuttavia, raramente si riesce ad avere un quadro completo ed esaustivo delle statistiche di utilizzo della galassia ben più ampia dei social media.

Recenti studi di settore hanno analizzato il fenomeno utilizzando come indicatori:
– Dati demografici (sesso ed età)
– Tempo medio mensile trascorso sui vari siti
I risultati ottenuti, sommati tra loro, fotografano una situazione in cui ben oltre 1 miliardo di persone ormai trascorre più di 400 minuti al mese nelle varie comunità online (ottobre 2012).
Dal canto loro, i lunkers, sono una realtà di difficilissima quantificazione (data la loro opacità); in ogni caso è stata stimata una comunità nella comunità i cui numeri supererebbero i “visibili” di almeno il 60%.
Questo significa, per chi si rivolge allo sviluppo di prodotti/servizi incernierati con le social community, che esiste un “bacino nascosto”, inesplorato, ancora più proficuo delle “risorse emerse” (prendendo per realistiche le stime fatte, ad oggi, ci aggireremmo intorno al miliardo e mezzo di individui silenti, in aggiunta al miliardo di individui attivi).
Dunque, scopo degli studi tesi a comprendere questo universo deve innanzitutto essere quello di cercare di capire come progettare uno spazio virtuale nel modo più efficiente possibile per supportare una mole considerevole di persone e, non meno importante, sviluppare prodotti/servizi non che vengano incontro a questa realtà (progettazione centrata sull’utente / User Centered Design) ma che da questa realtà vengano definiti (progettazione ispirata dall’utente / User Inspired Design).

8.4 – Informazioni online: principali peculiarità
Grazie al nuovo ecosistema che le tecnologie informatico/informative hanno realizzato, quando si ha bisogno di una informazione, oggi, la si può cercare o domandare.
Quel che cambia è la modalità di fruizione: unilaterale la prima, interattiva la seconda.
Cercare, infatti, significa usare un motore di ricerca, un elenco, esaminare nel dettaglio un database o recarsi in una biblioteca; ossia, ricevere ciò che è stato pubblicato.
Di contro, il domandare implica una collaborazione attraverso uno scambio (condivisione) reciproco di conoscenze.
Numerose sono le piattaforme che danno diritto di accesso a comunità potenzialmente molto ampie che possiedono conoscenze specifiche in diversi settori.
Chiaramente, quando ci si rivolge a collettività molto ampie è più facile ottenere un significativo numero di risposte in tempi estremamente rapidi.
Ma, per poter avere una immagine più dettagliata diverse sono state le caratteristiche utilizzate per classificare una community:
Purpose: contenuto dell’interazione
Place: spazio dell’interazione
Platform: grado di sincronia della interazione
Population Interaction Structure: caratteristiche dell’interazione e forza dei legami
Profit Model: risultato dell’interazione
Diversity: caratteristiche socio/demo/economiche degli utenti
Interface Design: come gli utenti interagiscono tra loro, che tipo di sistema gestisce l’interazione

9 – Conclusioni
Scopo di questa sezione è stato il voler tracciare una panoramica sulle caratteristiche delle knowledge communities online, evidenziandone opportunità ma anche rischi.
L’individualismo (personificazione), l’aggregazione in gruppi, la circolazione delle informazioni portano ad assegnare alle knowledge communities una posizione di grande rilievo per quanto riguarda il rapporto tra Internet, gli individui e le dinamiche sociali.
La possibilità di condividere informazioni e conoscenza in breve tempo (just in time) e con un vasto numero di utenti rivoluziona il comportamento degli stessi utenti della rete, che si trovano nella condizione di esser fisicamente soli quando navigano ma virtualmente circondati da milioni di persone; questo, assume ancora più importanza quando si declina nella dimensione mobile.
La popolarità delle knowledge communities online è, inoltre, destinata ad aumentare rapidamente e contribuirà in modo sempre più incisivo alla creazione di nuove forme di socialità con un impatto evidente sulla diffusione e condivisione della conoscenza.
Diventa strategico, quindi, studiarne le proprietà al fine di sviluppare modelli di business che consentano ed agevolino la condivisione, sfruttando in questo le opportunità che abbiamo visto offrire il contesto tecnologico informatico/informativo, con le evoluzioni che lo contraddistinguono.

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